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sabato 23 febbraio 2019

“QUELLO CHE I MURI DICONO": suggestivo viaggio nella street art romana, tra graffiti, murales e segni colorati con acrilici e bombolette spray






Una mappa "ragionata" con tanto d'inserto a colori di murales, graffiti, opere estemporanee di writes urbani che affiorano sulle mura, sui ponti, sulla metropolitana, i treni e le strade dei quartieri periferici della Capitale. E' quello che l'autrice Carla Cucchiarelli offre al lettore con l'interessante guida alla street capitolina “QUELLO CHE I MURI DICONO” (Iacobelli editore), presentato il 22 febbraio scorso al  Macro - Museo d'arte Contemporanea - di Roma.

Un viaggio nei quartieri popolari della Roma fuori dal circuito turistico, intriso del fascino di una citta' creativa che trasmette messaggi attraverso i muri, ma anche di riflessioni sull'arte e sul sociale. 
La narrazione di segmenti di una citta' effervescente in continuo movimento, che cambia, si ridipinge, prende colore e comunica attraverso l'arte di opere che nascono spontaneamente e anche illegalmente, effimere per definizione e in molti casi soggette pure a rimozione immediata, come nel caso delle opere murali di Maupal (al secolo Mauro Pallotta) a Borgo Pio, aventi per soggetti papi e temi scottanti, ma spesso anche condivise da amministrazioni e comunità locali . 
Un'arte che incorpora suggestioni e paesaggi immaginifici,  donata alla città per svariati motivi, con l'arte si possono trasmettere messaggi, attivare processi di riqualificazione di contesti urbani e sociali degradati o semplicemente portare bellezza dove non c'è, contribuendo con essa a sfatare il luogo comune secondo cui segnare i muri è sinonimo di atti vandalici. 
Tanti i murales nella Capitale: l'omaggio a Pasolini al Pigneto con murales di Mauro Pallotta e Mr Klevra; l’uomo che beve un caffè del duo Etam Cru a Tor Pignattara; le teste parlanti di Carlos a Atoche, divertenti personaggi di Mimì the Clown; la lupa di Roma al Testaccio; i dipinti di Alice Pasquini e Tina sul Grande Raccordo Anulare e il condominio di Tor Marancia; il murale di Pineta Sacchetti La bicicletta verde. Senza dimenticare il Museo dell’Altro e dell’Altrove sulla Prenestina e quello all’aperto al Quadraro. 
Mentre continua il dibattito se quanto realizzato con la bomboletta spray è cultura underground o vandalismo, “Quello che i muri dicono" è un lavoro straordinario che non ci resta che leggerlo e  del quale ringraziare l'autrice Carla Cucchuarelli per averci offerto un racconto dettagliato sulla Street Art - fenomeno nato come forma d'arte ribelle nella New York degli anni ’60 e arrivata, ormai circa cinquant’anni fa, in forma di protesta, anche nell’università di architettura occupata a Valle Giulia a Roma - ed immergerci nei quartieri della capitale per emozionarci di fronte a tale forma d'arte dove creatività, sociologia, storia, geografia e urbanistica si intersecano in modi inediti e sorprendenti. 



Carla Cucchiarelli - giornalista, vicecaporedattore del TGR Lazio, scrittrice, da sempre appassionata all'arte e ai temi sociali. Tra le sue pubblicazioni: Perché le mamme soffrono. Storie vissute nell’universo salvamamme (Armando editore, 2009) con Vincenzo Mastronardi e Grazia Passeri; il romanzo Ho ucciso Bambi (Zeroundici edizioni, 2012), la drammatica vicenda di un artista in Quella notte a Roma (Iacobelli editore, 2013) e un’ipotetica autobiografia di Monna Lisa in No, la Gioconda no (Compagnia editoriale Aliberti, ebook 2015). Un suo racconto è pubblicato nel libro Streghe d’Italia o presunte tali 2 (Fefè Editore, 2014),Telefono Rosa. Una storia lunga trent'anni (Feltrinelli editore). 

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