Un affascinante e per alcuni aspetti anche toccante viaggio che prende avvio dall’analisi della tipologia della foresta primordiale che allignava un tempo nel Valdarno, sue caratteristiche geologiche, passando per le faticose e pericolose operazioni di estrazione, l’espansione della classe operaia e sue rivendicazioni, l’evoluzione industriale, storie di vita e di lavoro dei protagonisti che hanno vissuto la miniera, aspetti naturalistici del sito produttivo dell’area mineraria e del territorio circostante, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Un sito, quello di Santa Barbara, già luogo della miniera non più in funzione dal 1994, e oggi sede dell’omonima centrale, convertita dal 2006 in un innovativo impianto a ciclo combinato, che continua a fornire al Paese energia elettrica, adeguandosi ai mutamenti tecnologici, ambientali e politici e alla materia prima: dalla lignite estratta nel territorio del primo periodo, si è passati all’olio combustibile e poi al gas metano e ancora, come afferma nella presentazione del volume, l’Ing. Paolo Tartaglia, responsabile Power Plant Center, “Propio di recente qui abbiamo avviato la sperimentazione di nuovissime soluzioni per accumulo termico attraverso rocce calde con il primo impianto industriale al mondo, a cui si aggiungerà tra poco un accumulo a batterie, anch’esse innovative per la transizione energetica al mondo delle rinnovabili.”
Una narrazione interessante , fatta da sapienti autori, arricchita da immagini del passato e del presente, in cui si evidenzia la connessione tra l’industria estrattiva, il passaggio dalla cultura rurale a quella di carattere minerario, la storia e l’industrializzazione del territorio del Valdarno, alternativa alla tradizione economia basata sull’agricoltura e la mezzadria, che rappresentava un grande bacino occupazionale anche per operai ex braccianti che venivano da fuori.
Nel periodo di maggiore espansione dell’estrazione della lignite, che va tra il primo e il secondo conflitto mondiale, trovavano occupazione presso la miniera circa 5.000 minatori.
Un’opportunità lavorativa che, per molti, voleva dire salario per sfamare la famiglia spesso numerosa e al contempo essere una risorsa straordinaria che contribuiva a cambiare le sorti economiche del territorio del Valdarno Aretino, durata fino alla metà anni ‘50, periodo in cui venne meno la competitività della lignite.
Negli anni successivi, a seguito di numerose lotte e trattative sindacali in tra i lavoratori, riunitisi in cooperativa per proseguire l’attività di estrazione, e la società mineraria, si giunse alla definizione di un nuovo progetto di coltivazione mineraria in cui era previsto lo scavo a cielo aperto della lignite e il suo conferimento ad una nuova centrale termoelettrica da realizzarsi a bocca di miniera. Fine anni ‘50 e inizio anni ’60, con il passaggio della concessione mineraria di Santa Barbara all’Enel, il materiale sterile di copertura del banco di lignite, viene asportato e poi depositato nei vecchi cavi di estrazione esauriti e in luoghi limitrofi, fino a mutare completamente l’orografia di circa 3.000 ettari di territorio.
L’attività estrattiva che cambiò le sorti del Valdarno, delle famiglie in certi casi costrette anche a sfollare per permettere l’estrazione, dell’ambiente naturale e dell’aspetto paesaggistico, ebbe fine nel 1994.
Un racconto coinvolgente e suggestivo di un territorio toscano, prima sfruttato dall’industria e strappato alla natura e oggi in attesa di essere restituito alla stessa, popolato da varie specie autoctone di animali e ricoperto da laghi e fitta vegetazione, oggetto di uno straordinario piano di riqualificazione, opportunità per biodiversità e turismo in un contesto paesaggistico incantevole che vede la collaborazione tra Regione Toscana, Comuni ed azienda Enel, che, se amate leggere, se vi piacciono i bei libri, se avete voglia di conoscere un interessante spaccato di storia del Valdarno, vale veramente la pena di leggere.