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giovedì 20 luglio 2023

“Dalla foresta al bosco. La lignite del Valdarno e la centrale di Santa Barbara”: un libro che racconta di un territorio straordinario.

 



“Dalla foresta al bosco. La lignite del Valdarno e la centrale di Santa Barbara”. E’ il titolo del libro, curato da Mario Donadoni, Michele Mauri e Giovanni  Mura, edito da Fabbrica di Luce, in cui si racconta la storia della ex area mineraria di Santa Barbara nel comune di Cavriglia (AR), che ha avuto impatto con l’ambiente, cambiato la vita dei cittadini, le sorti e la geografia del territorio. Un volume che, da un primo sguardo, può suscitare emozione e riportare alla memoria le tante disgrazie e i tanti minatori morti sepolti nelle vecchie miniere, basti pensare alla tragedia di Marcinelle in Belgio dell'8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier, in cui morirono 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani, ma da una lettura attenta, sin dalle prime pagine se ne comprende l’importanza e il valore dei contenuti. Un lavoro ben documentato con dovizia di particolari in cui, tra l’altro, l’ambiente e il lavoro  dei minatori viene portato in luce e per alcuni aspetti anche di attualità visto che è allo studio del nostro governo la riapertura di siti d’estrazione per l approvvigionamento di materie prime utili al all’industria del Paese. Si narra del ciclo d’estrazione della lignite, un combustibile fossile o roccia sedimentata estratta da miniere sotterranee e a cielo aperto, e dell’industria mineraria che ha avuto grande espansione nel Valdarno Superiore. Il libro, racconta di come l’uomo, nel tempo, ha saputo sfruttare le risorse del territorio per creare sviluppo economico e sociale e accompagna alla conoscenza del luogo straordinario che è l’ex area mineraria di lignite di Santa Barbara: le suggestive immagini d’archivio e le storie dettagliate riportano dei minatori e della storia della miniera, strettamente intrecciata con quella del territorio del Valdarno e di come si è trasformata nel corso del tempo.

Un affascinante e per alcuni aspetti anche toccante viaggio che prende avvio dall’analisi della tipologia della foresta primordiale che allignava un tempo nel Valdarno, sue caratteristiche geologiche, passando per le faticose e pericolose operazioni di estrazione, l’espansione della classe operaia e sue rivendicazioni, l’evoluzione industriale, storie di vita e di lavoro dei protagonisti che hanno vissuto la miniera, aspetti naturalistici del sito produttivo dell’area mineraria e del territorio circostante, fino ad arrivare ai giorni nostri.




Un sito, quello di Santa Barbara, già luogo della miniera non più in funzione dal 1994, e oggi sede  dell’omonima centrale, convertita dal 2006 in un innovativo impianto a ciclo combinato, che continua a fornire al Paese energia elettrica, adeguandosi ai mutamenti tecnologici, ambientali e politici e alla materia prima: dalla lignite estratta nel territorio del primo periodo, si è passati all’olio combustibile e poi al gas metano e ancora, come afferma nella presentazione del volume, l’Ing. Paolo Tartaglia, responsabile Power Plant Center, “Propio di recente  qui abbiamo   avviato la sperimentazione di nuovissime soluzioni per accumulo  termico attraverso rocce calde con il primo impianto industriale al mondo, a cui si aggiungerà tra poco un accumulo a batterie, anch’esse innovative per la transizione energetica al mondo delle rinnovabili.”

Una narrazione interessante , fatta da sapienti autori, arricchita da immagini del passato e del presente, in cui si evidenzia la connessione tra l’industria estrattiva, il passaggio dalla cultura rurale a quella di carattere minerario, la storia e l’industrializzazione del territorio del Valdarno, alternativa alla tradizione economia basata sull’agricoltura e la mezzadria, che rappresentava un grande bacino occupazionale anche per operai ex  braccianti che venivano da fuori. 

Nel periodo di maggiore espansione dell’estrazione della lignite, che va tra il primo e il secondo conflitto mondiale, trovavano occupazione presso la miniera circa 5.000 minatori. 





Un’opportunità lavorativa che, per molti, voleva dire salario per sfamare la famiglia spesso numerosa e al contempo essere una risorsa straordinaria che contribuiva a cambiare le sorti economiche del territorio del Valdarno Aretino, durata fino alla metà anni ‘50, periodo in cui venne meno la competitività della lignite.




Negli anni successivi, a seguito di numerose lotte e trattative sindacali in tra i lavoratori, riunitisi in cooperativa per proseguire l’attività di estrazione, e la società mineraria, si giunse alla definizione di un nuovo progetto di coltivazione mineraria in cui era previsto lo scavo a cielo aperto della lignite e il suo conferimento ad una nuova centrale termoelettrica da realizzarsi a bocca di miniera. Fine anni ‘50 e inizio anni ’60, con il passaggio della concessione mineraria di Santa Barbara all’Enel, il materiale sterile di copertura del banco di lignite, viene asportato e poi depositato nei vecchi cavi di estrazione esauriti e in luoghi limitrofi, fino a mutare completamente l’orografia di circa 3.000 ettari di territorio. 

L’attività estrattiva che cambiò le sorti del Valdarno, delle famiglie in certi casi costrette anche a sfollare per permettere l’estrazione, dell’ambiente naturale e dell’aspetto paesaggistico, ebbe fine nel 1994.



Un racconto coinvolgente e suggestivo di un territorio toscano, prima sfruttato dall’industria  e strappato alla natura e oggi in attesa di essere restituito alla stessa, popolato da varie specie autoctone di animali e ricoperto da laghi e fitta vegetazione, oggetto di uno straordinario piano di riqualificazione, opportunità per biodiversità e turismo in un contesto paesaggistico incantevole che vede la collaborazione tra Regione Toscana, Comuni ed azienda Enel, che, se amate leggere, se vi piacciono i bei libri, se avete voglia di conoscere un interessante spaccato di storia del Valdarno, vale veramente la pena di leggere. 


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