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venerdì 15 dicembre 2023

Il Presepe d’artista Serafini tra arte e devozione al Museo Regionale della Ceramica di Deruta




Presepe d’Artista di Luigi SERAFINI in pregiata ceramica craquelé 

  


Natale, tempo di presepe, una tradizione antica e sempre attuale. 

Il presepe, chiamato anche presepio, è la rappresentazione della Natalità di Gesù,  fra le più iconiche e più raffigurate nella storia dell’arte facente parte della nostra cultura e di tutti i paesi cattolici al Mondo. 

Ogni anno, in questo periodo, tante sono le proposte e i luoghi a regalare nuove interpretazioni al tema  lasciando ampio spazio all’immaginazione e allo stupore. Una tra tutte, il Presepe d’Autore di Luigi Serafini, artista, architetto e designer italiano, nato a Roma nel 1949 e autore di opere geniali e misteriose, tra cui il Codex Seraphinianus. Lo straordinario presepe di in pregiata ceramica craquelé e finimenti in oro, in esposizione presso il Museo della ceramica di Deruta fino al 6 di gennaio prossimo, riporta sullo sfondo  un bassorilievo della città di Los Angeles, fondata dai francescani nel Settecento, con la figura di san Francesco con la cometa in nano intento nell’allestimento  della scena della natività. Santo che la leggenda vuole  sia stato il primo, dopo l’approvazione papale, ad inventare il presepe nella storia, a Greggio, un borgo inerpicato sull’Appennino Laziale in provincia di Rieti.  Tre anni prima della sua morte il 25 dicembre 1223. Scena dipinta da Giotto nel suo 13° quadro del ciclo di affreschi dedicato alla vita del santo nella Basilica Superiore di Assisi (1295, 1299). E, circostanza vuole, come una sorta di continuità spazio temporale che dal Duecento arriva fino ad oggi, fosse la scelta dell’artista Serafini quella di dare corpo all’opera, in collaborare con sapienti artigiani di un’ antica fabbrica di ceramica di Deruta, non lontana da Greccio.

La formella, fissata alla base, sulla quale si poggia la Natività, è costituita da due piccole pianelle con Maria e Giuseppe, e una sorta di Uovo Cosmico, contenente il Bambino d’orato. Da un lato è collocato  un piatto di frutta metamorfica e a dall’altro un gatto colorato seduto in un  accennato prato verde come a godersi lo spettacolo. Felino ricorrente e importante nella vita dell’artista che, come da lui asserito in varie occasioni, l’ha accompagnato anche nella realizzazione del suo capolavoro che fu il Codex Seraphinianus. Un libro di culto, un codice miniato visionario, affascinante e misterioso scritto e illustrato con più di mille disegni che riportano di macchine surreali, metamorfosi animali e vegetali, una sequenza di invenzioni colorate commentate da una scrittura immaginaria e fantasiosa pubblicato originariamente da Franco Maria Ricci nel 1981 e riedito nel 2021 da Mondadori.



Pagina del Codex Seraphinianus, enciclopedia immaginaria disegnata e scritta in un alfabeto inventato da Luigi Serafini nel 1981 ed esposta alla Galerie Azzedine Alaïa di Parigi, 2017

(Photo by Laurent Viteur/ Getty





Bianca è la luce ad avvolgere il Presepe dell’artista romano. Il bianco, a predominare su tutti, rappresenta la parte sacra dell’opera in quanto metafisica e rimanda a sensazioni di purezza, di pace, di un nuovo inizio, mentre il colore occupa la parte fisica, cioè la base, sulla cui fascia anteriore compare  il drago, classico simbolo di Deruta, e il King Botto, logotipo dello stesso autore. Al centro una scritta in blu con i caratteri del Codex Seraphinianus, delimitata dai simboli matematici dell’infinito.





L’artista Luigi SERAFINI durante la realizzazione dell’opera




Un’opera preziosa, ed essenziale che unisce la tradizione alla contemporaneità in un linguaggio stilistico e  una prospettiva in direzione dell’innovazione e della rivisitazione  nel segno della continuità dell’immaginario collettivo e condiviso.


Il presepe in maiolica realizzato da Luigi Serafini per Bottega Treccani, di 36 × 44 × 22 cm, è replicato con tre sistemi di foggiatura tramite pressa, colaggio e calco, e dipinto a mano.

Gli elementi che lo compongono subiscono una prima cottura a 1100° per la terracotta, una seconda a 960° per lo smalto, a base di ossidi minerali ricoperti da parte vetrosa, e a 680° per la finitura in oro zecchino.


Il multiplo d'artista è realizzato in 99 esemplari numerati e 5 prove d'artista.





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