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giovedì 28 luglio 2022

“NN di SS. Lebensborn”di Maria Delfina Tommasini parla di donne e le difficoltà di vivere in guerra e nel dopoguerra.

  

          
     

“NN di SS. Lebensborn” è  il titolo dell’ultimo interessante romanzo storico scritto da Maria Delfina Tomnasini. La storia ha inizio nel 1940 in Norvegia dove, a seguito dell’invasione da parte della Germania, vivere è molto difficile visto che oltre ai nazisti tedeschi ci sono quelli norvegesi, altrettanto crudeli, disumani, spietati.

“Le ragazze e le donne norvegesi che ebbero rapporti con militari tedeschi durante l’occupazione furono vittime nel dopoguerra di trattamenti ingiusti e indegni [...] Per cui pagarono per tutto il resto della loro vita. Oggi a nome del governo offro a loro e alla loro Memoria le scuse ufficiali”. Parole proferite dalla premier norvegese Erna Solberg  che nel nel 2018 prende posizione pubblica su una ennesima pagina buia e poco nota del progetto nazista e suoi risvolti umani e sociali che ne conseguirono. Questa l’affermazione forte del Primo ministro  che incuriosisce e spinge l’autrice Tommasini ad avviare un approfondimento sull’argomento tra i più crudi della storia europea i cui esiti la portano a scrivere l’interessante e toccante romanzo storico dal titolo “NN di SS. Lebensborn” (Tratto da Storia vera) (Edizioni Progetto Cultura, 2022), ambientato in Norvegia e Germania tra il 1940 e i giorni nostri. 

Le atrocità, le violenze, gli abusi e le ingiustizie per le quali il Primo ministro Solberg chiede scusa sono quelle subite dalle madri e i loro figli che furono coinvolti nell’ambito del programma segreto di eugenetica “Lebensborn” ideato nel 1935 da Himmler e portato avanti per tutti gli anni della guerra. “Lebensborn” (sorgente di vita) aveva come obiettivo quello di ovviare al problema della bassa natalità nel paese, l’incremento della popolazione ariana in Germania tramite il rapimento di bambini di aspetto ariano (sani e biondi con occhi blu o verdi), provenienti pure dai paesi occupati orientali, che venivano poi “germanizzati” nei centri Lebensborn e dati in adozione e selezionando donne dai tratti ariani che potessero generare figli con giovanotti delle SS. In un primo momento furono solo tedesche, ma successivamente il programma coinvolse anche giovani donne di altre nazionalità, provenienti dai paesi occupati e scelte secondo una vera e propria scala di “arianità” che inseriva  le polacche all’ultimo posto e le norvegesi al primo (in mezzo donne danesi, francesi, dei Paesi Bassi...). 

Nelle cliniche Lebensborn venivano  ospitate le  donne incinte  riservando loro tutte le attenzioni possibili fino al compimento dell’anno del figlio (gli “NN di SS”) per poi separarle dallo stesso per darlo in adozione a coppie naziste. Nel caso che il figlio non risultasse sano o non avesse i requisiti  previsti , anziché darlo in adozione, veniva deportato nei campi di sterminio o sottoposto ai disumani esperimenti sui bambini del medico Josef Mengele.

La sparizione da parte tedesca di buona parte della documentazione sul finire del conflitto  non permette di quantificare esattamente il numero di donne e bambini coinvolti in questo efferato programma, certamente migliaia (e in Norvegia decine di migliaia). Nel dopoguerra e  durante la resistenza norvegese al nazismo i bambini Lebensborn furono considerati “orfani del disonore”, discriminati e privati di diritti e cittadinanza, mentre le madri “puttane dei crucchi” e traditrici, soggette ad ogni tipo di angheria. Tantissimi gli adottati che non sanno di essere tali, alcuni dei quali hanno scoperto anni dopo di essere parte dell’atroce progetto. È  questo lo scenario in cui si collocano le vicende delle figure femminili e maschili di una famiglia norvegese protagonista della narrazione della Tommasini colma di suggestioni, commozione, spunti culturali, sentimenti, amicizie profonde e durature, primi amori e passione, fascinazione politica e artistica.  L’autrice ci presenta Britt e Astrid, e racconta con trasporto, tenerezza e intensità un’amicizia vera, quella che non giudica, che non si arrende davanti a niente e che dura tutta la vita. Il fratello e il padre di Britt fanno parte della resistenza mentre Astrid, che non ha il padre, vive in condizioni economiche disagiate.   Il disprezzo per le donne che accettavano di portare in grembo bambini concepiti con il nemico tedesco, i segreti e le complicità per salvaguardare madri e figli esposti alla condanna sociale ed ancora  circostanze ed eventi pieni di dolore ma anche e di speranza che vanno oltre la guerra in direzione della ricerca della verità dagli esiti inimmaginabili sono gli ingredienti che compongono l’avvincente romanzo. Il fine dell’autrice è quello di far rivivere la memoria delle donne e dei figli del "Lebensborn" che hanno subito violenze e ingiustizie durante la guerra e nel dopoguerra.


Grazie a Maria Delfina Tommasini che con questo interessante e piacevole romanzo , scorrevole e leggibile tutto d’un fiato, riporta alla luce e fa conoscere verità storiche del continente europeo  tanto crudeli quanto importanti per riflettere e non dimenticare mai.


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